E siamo giunti all’ultima puntata della serie estiva sulle prese di posizione. Parliamo di evoluzione. Faccio una confessione: l’ho lasciata alla fine perché ho aspettato che mi venisse qualche guizzo, un’idea interessante, qualcosa da poter dire. Ma ecco, ora siamo al dunque e non so cosa scrivere, perché quando veniamo a parlare di evoluzionismo mi pare ovviamente ridicolo dover argomentare a sostegno. Temo che non riuscirò ad affrontare quest’ultima mia fatica in maniera seria come ho fatto per le precedenti.
Al mondo ci sono – e ci son sempre stati – freaks e ciarlatani d’ogni sorta. Ci sono gli studiosi di lingua klingon che si ritrovano al venerdì sera per discutere di baseball nel loro idioma preferito, ci sono quelli che si fanno intervistare raccontando che da 20 anni non hanno mangiato nulla e si nutrono solo d’aria e di luce, fino ai classici di sempre, quelli che sono stati rapiti dagli alieni (comprese donne che con gli alieni hanno copulato e ne hanno procreato il figlio, con buona pace dei compagni). Roba simpatica, che fa ridere, ma sulla scia arriva anche roba pericolosa, come quelli che credono che per curare il cancro devi far pace con tua madre, o devi prendere delle compresse che contengono zucchero più un ricordo, o che i vaccini fanno diventare i bambini autistici, o ancora che da gravi malattie si possa guarire ingurgitando un frullato di cellule staminali ovvero quattro ormoni presi dalla credenza.
Nello specifico nessuna persona sana di mente mette in dubbio l’evoluzione del pianeta e quella delle piante e degli animali. Quasi nessuno. Ovunque tranne che negli Stati Uniti. Uno crede sempre che gli Stati Uniti – dal momento che sono gli STATI UNITI – siano più avanti, ma dovremmo ricordare ad esempio che a Washington non puoi far carriera se non credi in Dio. Gli USA sono quindi uno dei pochi posti al mondo in cui il creazionismo viene in molte scuole ancora insegnato come seria alternativa all’evoluzionismo (che è come se in Germania insegnassero a scuola che ognuno è libero di scegliere se l’uomo si è evoluto oppure è stato creato nel laboratorio di un’astronave aliena dal nulla).
Si parte dal 1925, quando J.T. Scopes, un insegnante del Tennessee, fu processato per aver incluso nel suo corso accenni alla teoria dell'evoluzione di Darwin (operazione eretica e proibita dalla legge). In seguito, quando la pretesa di proibire l'insegnamento dell'evoluzione era diventata di fatto insostenibile, la crociata creazionista ha ripiegato sulle argomentazioni della “libertà di opinione”, richiedendo che nei programmi scolastici venisse dato uguale spazio alle due versioni. Nel’87 (del Novecento, non dell’Ottocento) la Corte Suprema sancì che non esisteva ragione di concedere pari dignità scientifica. Quindi i creazionisti hanno tentato di dare veste scientifica alla loro credenza, sostituendo il vecchio dogma con la moderna “scienza della Creazione”, che porterebbe evidenze oggettive a sostegno della verità biblica (con assurdi salti logici e pseudo scienziati presenzialisti in quelle TV che lasciano loro spazio).
Il creazionismo non è soltanto un attacco alla biologia evoluzionistica, ma a tutte le scienze, e al metodo scientifico nel suo complesso. Se i creazionisti avessero ragione, sarebbero errate gran parte delle acquisizioni della cosmologia, dell'astrofisica, della biochimica, della geologia, e di tutte le scienze naturali.
Sentite, mi fermo qui. C’è una quantità enorme di roba assurda, che trovo davvero divertente e ho la tentazione di raccattare tutto quanto. Questo è il livello medio di scientificità. Non siamo molto lontani dai post su Facebook della Chiesa Pastafariana, che però lo fa con intento satirico e perciò serio.
Come tante volte succede, un’ignoranza lessicale conduce a danni sostanziali (“le parole sono importanti” come urlava Nanni Moretti tanti anni fa). Ho sentito spesso dire che la teoria dell’evoluzione è appunto “solo una teoria”, intendendo ovviamente “teoria” nel senso in cui usiamo questa parola nel parlare quotidiano, come contrapposta a “pratica” e quindi riferita a qualcosa privo di fondamento, campato in aria, un’ipotesi. Insomma una teoria è un’opinione, e in linea di massima un’opinione non provata. In ambito scientifico invece il termine “teoria” ha un significato molto specifico e di fatto opposto: una teoria scientifica è un modello che descrive con precisione un insieme di fenomeni, e che è in grado di fare previsioni verificabili. Quindi una teoria si pone come il risultato di un gran numero di osservazioni sperimentali. Ed è riproducibile. La confusione credo sia nata dal fatto che (come abbiamo raccontato in un articolo precedente) la scienza non è mai definitiva, non è mai vera in assoluto, ma solo fino a che non viene confutata da una nuova teoria. Come talvolta succede, i rozzi e gli ignoranti scambiano l’umiltà per debolezza.
Un’altra questione seria, poi, questo di cui stiamo parlando la solleva, ed è quella per cui tutte le opinioni hanno identica dignità, a partire da quelle più strampalate e assurde fino a quella che ognuno di noi esprime su qualunque argomento che fino a un minuto prima a lui sconosciuto – magari un’opinione in buona fede, ma non basata su alcun dato di fatto che non sia l’antipatia per la trippa in brodo della suocera.
Ritengo che tra le più deleterie derive che caratterizzano il tempo recente, vi sia questa insensata convinzione che ogni opinione valga quanto qualunque altra opinione. Il mio meccanico ne sa infinitamente più di me, di come funziona un’automobile e di come rimetterla in sesto quando si ferma in mezzo alla statale. Tuttavia è probabile che ne sappia meno di me di come allestire una mostra o di cosa racconti Edward Owen Wilson delle tagliafoglia americane. Senza il mio meccanico mi sentirei frustrato e avrei grossi problemi, a vivere dentro il nostro sistema sociale in cui la mobilità è inevitabile. Se però su questo sito decidiamo di scrivere un pezzo divulgativo per raccontare come le formiche tagliafoglia abbiano un’organizzazione sociale che tra tutte le specie sul pianeta è seconda solo alla nostra ed è perciò utile saperne un po’ di più in merito, è più utile che lo scriva io (dal momento che non abbiamo a disposizione un mirmecologo brillante) che non il mio meccanico.
Non sono in grado di affermare se questa odierna confusa situazione sia nata dagli intellettuali che si arroccano arroganti o dagli sfruttati frustrati. So solo che a un certo momento ognuno ha iniziato a sentirsi in diritto (avallati da una pessima interpretazione del concetto di democrazia e dall’esplodere dei populismi) di mettere per iscritto tutto quello che gli balzava nella testa, rielaborando erroneamente un brandello di conversazione o semplicemente facendo la voce grossa per sfogare la rabbia che gli bolliva dentro da decenni.
Siccome a noi umani (e ovviamente tanto più agli altri animali) succede che iniziamo a riprodurre un determinato comportamento fino a renderlo una consuetudine e poi dandogli un nome e perciò un’identità, cerco quanto più possibile di dare questa risposta quante più volte possibile, ogni giorno: “Non lo so, non ho abbastanza informazioni in merito, non sono esperto in questo campo”. Vi invito tutti a fare questo esercizio. A farlo proprio come esercizio, come allenamento per cercare di diventare esseri umani più civili.
Questo articolo è l'ultimo di una serie che abbiamo pubblicato durante l'estate: